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07/11/13
Rivoluzione italiana biocarburanti elogiata dal Financial Times

La "rivoluzione" sui biocarburanti promessa dalle tecniche messe a punto da una azienda italiana finisce sulle pagine del Financial Times. Descritta come esempio virtuoso in controtendenza, in un paese "incapace di competere a livello globale", è trattata in un articolo sull'impianto in Piemonte creato da una joint venture guidata dal gruppo chimico Mossi Ghisolfi. Si tratta del primo stabilimento al mondo in grado di produrre bioetanolo avanzato, o di "seconda generazione".
Il tutto grazie ad un processo di conversione enzimatica, che invece di partire da prodotti agricoli ad uso alimentare - come zucchero, olio di palma o mais - utilizza scarti agricoli e un particolare tipo di bamboo a crescita rapida. I sostenitori di questa tecnica affermano che il bioetanolo di seconda generazione potrebbe sostituire il 50 per cento della benzina senza arrecare cambiamenti di rilievo alla produzione agricola.
"Trasformeremo gli scarti in milioni di litri di biocarburanti", afferma Peder Holk Nielesen, amministratore delegato del gruppo danese specializzato su sistemi enzimatici Novozymes, che ha rilevato un 10 per cento dell'impianto.
Lo stabilimento sorge a Crescentino, tra vercelli e Tornino, e sarà in grado di produrre 75 milioni di litri l'anno. E' gestito dall Beta Renewables, joint venture del gruppo chimico italiano Mossi Ghisolfi e del fondo di investimenti americano Texas Pacific Group.
L'amministratore delegato della joint venture, Guido Ghisolfi, punta ad aprire un secondo impianto nel Sud Italia. Ma avverte che gli investitori non possono permettersi le incertezze legate alle lungaggini procedurali italiane. E con il quotidiano si lamenta della "casta di burocrati mandarini" per colpa dei quali lo stabilimento di Crescentino ha subito due anni di ritardi, nonostante il via libera che aveva dal governo.